La pandemia del COVID-19, a cui stiamo assistendo in questi momenti, ha diffuso l’esigenza di utilizzare mascherine per la protezione personale.
Si discute di protezione delle vie respiratorie, di evitare di salutarsi stringendosi la mano, di ripararsi dai droplets (goccioline) e dall’aerosol mentre si comunica con una persona, ecc.
In particolare l’Ordinanza di Regione Lombardia n. 528 del 11/04/2020, al punto 1.1. lettera a) afferma testualmente : “Ogniqualvolta ci si rechi fuori dall’abitazione, vanno adottate tutte le misure precauzionali consentite e adeguate a proteggere sé stesso e gli altri dal contagio, utilizzando la mascherina o, in subordine, qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca, contestualmente ad una puntuale disinfezione delle mani.”
Questa disposizione rende indispensabile per qualsiasi cittadino una conoscenza diretta delle caratteristiche delle mascherine, informazioni che fino ad ora erano in capo solo a quei lavoratori che per necessità avevano esigenza di utilizzare la mascherina come DPI ( Dispositivo di Protezione Individuale) per la mansione professionale a cui erano assegnati.
Ecco allora di seguito alcune nozioni di base per sapersi districare nelle proposte e nei consigli in materia.
In primo luogo le mascherine come vengono chiamate nell’Ordinanza sono un termine generico, esse appartengono alla categoria Apparecchi di Protezione delle Vie Respiratorie (AVPR) così come li definisce il D.Lgs. 81/08 che riguarda la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Le citate mascherine sono dispositivi di protezione individuale (DPI) usati per proteggere da sostanza aeriformi pericolose attraverso la filtrazione dell’aria respirata. Tali dispositivi coprono totalmente o in parte il viso proteggendo con materiale filtrante e/o con filtri sostituibili. In altre condizioni in cui vi è insufficienza di ossigeno si utilizzano respiratori isolati collegati a bombole, in questo caso il principio non è la filtrazione dell’aria d’ambiente, ma la fornitura di aria contenuta in contenitori specifici; le usano solo persone adeguatamente formate e preparate come per esempio Vigili del Fuoco o subacquei.
Le mascherine di cui si parla nell’Ordinanza sono quelle appartenenti alla categoria delle maschere Facciali filtranti antipolvere, classificate in FFP1, FFP2, e FFP3, la sigla significa in lingua inglese filtering face piece (filtrante facciale delle particelle)
Le mascherine FFP1 rappresentano il primo livello di protezione delle vie respiratorie in ambienti polverosi. Sono mascherine semi-facciali antipolvere usate nell’edilizia e nelle costruzioni, nell’ industria alimentare e tessile, in grado di proteggere giungendo a filtrare almeno l’80% delle particelle sospese nell’aria e una perdita verso l’interno minore del 22%. NON SONO IDONEE per la protezione da agenti patogeni che si trasmettono per via aerea.
La mascherine FFP2 offrono un secondo livello di protezione delle vie respiratore e sono generalmente utilizzate nell’industria tessile, mineraria, farmaceutica, siderurgica, industrie agricole e ortofrutticole, della carrozzeria automobilistica, del legno nei laboratori di analisi e anche dagli operatori sanitari o personale esposto a rischi basso-moderati. Sono in grado di proteggere le vie respiratorie da polveri, nebbie e fumi di particelle, ed hanno una capacità filtrante di almeno il 94% delle particelle sospese nell’aria e una perdita verso l’interno minore dell’8%.
Le mascherine di classe FFP3 sono un dispositivo di protezione delle vie aeree comunemente utilizzato nell’industria tessile, mineraria, farmaceutica, dell’edilizia e costruzioni, siderurgica, trattamento dei rifiuti, nei laboratori di analisi e anche dagli operatori sanitari che assistono individui infetti o potenzialmente infetti e personale di ricerca esposto ad alto rischio, per esempio per proteggersi dalle fibre d’amianto.
Sono in grado di proteggere le vie respiratorie da polveri, nebbie e fumi di particelle tossiche (amianto, nichel, piombo, platino, rodio, uranio, pollini, spore e virus) con una capacità filtrante di almeno il 99% delle particelle sospese nell’aria e una perdita verso l’interno minore dell’2%.
Poiché queste mascherine sono monouso si consiglia l’utilizzo per un solo turno di lavoro (6/8 ore) e comunque vanno sostituite in caso di danneggiamento o se la respirazione risultasse difficoltosa
Vanno poi menzionate le cosiddette mascherine chirurgiche, che non svolgono funzioni di protezione delle vie respiratorie e quindi non possono essere definite DPI, in quanto la funzione prevalete di tali mascherine è evitare che la persona che le indossa contamini l’ambiente circostante, infatti sono usate in ambito sanitario per la protezione del paziente o in ambito alimentare per evitare del contaminazione del cibo.
In conclusione si sottolinea che un uso non corretto di mascherine non riduce il rischio di trasmissione dell’infezione.
L’uso delle mascherine deve essere sempre combinato con altre azioni di prevenzione/igiene personale e respiratoria.
Va infatti sempre ricordato che nessuna misura da sola può fornire una protezione completa nei confronti delle infezioni ma soltanto una serie combinata di azioni, può ridurre il rischio di infezione.
Allora le raccomandazioni sono :
- Lavare frequentemente le mani con acqua e sapone, o in assenza di questi, con soluzioni detergenti a base di alcol; in caso di lavaggio con acqua e sapone le mani debbono essere strofinate per almeno 15-20 secondi, mentre in caso di uso di detergenti o gel a base di alcol debbono essere strofinate fino a che non ritornino asciutte.
- Evitare contatti ravvicinati al di sotto di 1,5 metri di distanza,
e soprattutto
- Rimanere a casa .